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La fine del presente è chissà sempre più vicina. La tecnologia certamente permette di creare molti mondi possibili, ma le grandi multinazionali si precipitano inesorabilmente a esaurire ogni opzione. E mentre seducono la popolazione con mere illusioni, colonizzano furtivamente il futuro per eliminare ogni alternativa di liberazione.

Le menti malate dell'élite tecnologica sognano un mondo governato dai loro algoritmi, progettati per indebolire il vincolo sociale e dividerci dall'interno fino a ridurci a frammenti facilmente fruibili dai loro apparati di controllo. È questo l'obiettivo dell'Impero dell'Uomo: esaurire le possibilità creative degli umani per dominarci e ridurci a risorse da cui estrarre valore. Gli esseri infranti non sono nemmeno in grado di muoversi da soli e quindi non sanno di vivere incatenati.

Il tecnocapitalismo ha culminato con il miglioramento dei sistemi di dominazione. Se il capitalismo consumistico ha catturato le masse con gli spettacoli e la promessa di piaceri banali, l'informazionalismo è andato ben oltre. Con la conquista della frontiera digitale, il Capitale controlla ora i sistemi informativi da cui dipende la nostra capacità di comunicare e persino di pensare. La società è così dipendente dai suoi nuovi padroni che difficilmente può immaginare il mondo al di fuori della sua tutela.

L'hacktivismo è un guerriero instancabile, ma le mega-macchine ingrassate dagli investimenti del capitalismo finanziario sono sempre più potenti. La "rivoluzione digitale" si è dimostrata reazionaria e un'élite psicopatica ha preso il posto dell'elite precedente per addomesticare la vita in modo più efficace e ucciderne la spontaneità.

Il dramma dell'oppressore è che non può annientare completamente la vita che domina, quindi avrà sempre delle sacche di resistenze al suo interno. Resistenti al fatto che si sta cercando di sostituire la vita con un succedaneo meccanico, la smart-stupidità programmata che ci circonda e assedia ogni giorno, inoculando virus informativi che ci trasformano in zombie, incapaci di discernere tra mercato e vita e incapaci di sentire e di agire liberamente.

La "vita che vale la pena di vivere" è una vita di ribellione e in comunità. Ci sono sempre scintille di coscienza che permettono la creazione di spazi di resistenza, territori liberati dall'influenza pervasiva del mercato. In esse creiamo comunità autonome in cui recuperiamo la nostra capacità di fare politica, il nostro senso di essere come umani e costruiamo relazioni di solidarietà per lottare contro la morte in vita del tecno capitalismo.

Ogni anno, l'hackmeeting apre zone temporanee che riempiono questi spazi liberati con la loro offerta di sovversione tecnologica, ibridando la comunità hacker/hacktivist nelle comunità di resistenza che li accoglie. In quegli spazi-tempo di autonomia alimentiamo i legami di solidarietà, creiamo reti di collaborazione, gestiamo nuovi progetti e rafforziamo le comunità di resistenza estesa che portano luce alla nostra vita. Ecco perché ci sarà sempre un altro incontro di hackmeeting!

Anche per questo ci schieriamo in difesa dei centri sociali a rischio di sgombero, come La Ingobernable e La Invisible che ci hanno accolto negli ultimi due anni. Si possono sgombrare gli edifici ma non le comunità di resistenza che sono cresciute al loro interno. Queste cercheranno alternative per continuare a coltivare la vita ed affrontare i corrotti. Se è vero che esiste il potere, esistono anche la vita e l'intelligenza, che sempre saranno dalla nostra parte.


Quest'anno è Errekaleor Bizirik! che ci accoglie, un altro esempio della capacità di resistenza alle aggressioni della speculazione finanziaria e dell'arrivismo politico sul territorio comune. L'ennesima comunità locale il cui lavoro precedente ci serve come supporto per avanzare a un ulteriore livello di resistenza contro il tecno capitalismo, perché la sovranità tecnologica non è possibile senza territori liberati, né questi possono crescere senza il possesso della sovranità tecnologica.